26 febbraio, 2006

Da una lacrima sul viso

Ho sempre sostenuto l'importanza di iniziare a ridere un pò sulla musicoterapia perchè ritengo che solo così potremmo farci finalmente prendere sul serio. C'è uno strano pregiudizio per cui credibilità e professionalità vadano di pari passo con l'assenza di sorriso, l'atteggiamento distaccato, l'espressione corrucciata, i paroloni difficili e via dicendo. A volte saper ridere di sè aiuta a ridimensionare l'idea che ci facciamo di noi stessi. Bene: visto che io ho una forte tendenza a sentirmi un quasi dio inizio a proporvi questo libro. "Da una lacrima sul viso...ovvero: come guarire i mali del cuore attraverso l'ascolto omeopatico delle 50 canzoni più deprimenti del pop italiano" è il titolo di un nuovissimo volume scritto da Paola Maraone e Paolo Madeddu e pubblicato da Kowalski la casa editrice di Gino&Michele. Di seguito riporto la esaustiva presentazione fatta da Sara Gambèro su Libero News reperibile nella sua veste grafica originale cliccando sul titolo del post.
Non tutto il male e la tristezza vengono per nuocere. Ovvero, anche la "melanconia" e il pessimismo di tante (troppe) canzoni italiane possono avere una finalità terapeutica.
Avete presente il principio di fondo dell’omeopatia, medicina alternativa sempre più diffusa e apprezzata? Alla base c’è il concetto di "similitudine" del farmaco (“similia similibus curentur”), cioè il fatto che le malattie possono essere curate con le stesse sostanze che le provocano e ne determinano i sintomi.
Ecco allora che secondo i due autori del libro “Una lacrima sul viso”, Paola Maraone e Paolo Madeddu in uscita in questi giorni, edito da Kowalski, le canzoni più deprimenti della storia della musica italiana possono diventare dei farmaci omeopatici ed essere utilizzate - a piccole dosi, s'intende - , come terapia per superare i momenti difficili.
Il libro, divertente e originale, con una prefazione di uno specialista del settore, il dj Linus, è strutturato in questo modo: ad ogni canzone deprimente è dedicato un capitolo, con la storia e le considerazioni sul brano e l’autore/i, la conseguente diagnosi del disturbo depressivo e la terapia (omeopatica-musicale) suggerita.
Generalmente consistente in canzoni antidoto che risollevino su il morale; a volte - omeopaticamente - dello stesso cantante, altre volte opposte e rallegranti. In pratica, una sorta di contrappeso, per ciascun brano, di un altro che ne attutisca l'impatto maniaco-depressivo.
Alcuni esempi di terapia? Per non uscire in cerca di Prozac dopo Amore che vieni, amore che vai di De Andrè, si consigliano Gocce di memoria di Giorgia. Per reagire a Ricordati di me di Antonello Venditti si può piombare a casa di una persona cara sgolandosi in Ci vorrebbe un amico. Mentre la straziante Poster di Claudio Baglioni andrebbe curata con Andamento lento di Tullio De Piscopo (“Show me show me the way, oh oh!”).
Secondo gli autori, la celebre Canzone di Marinella di Fabrizio De André rappresenta «uno dei momenti di massima perfezione della canzone depressiva italiana» («Questa di Marinella è la storia veraa/ che si gettò nel fiume a primaveraa...»).
Peggio ancora è il Battisti de I giardini di Marzo: ("L'universo trova spazio dentro me, ma il coraggio di vivere quello ancora non c'è"). In questo caso la diagnosi dei due scrittori, condotta partendo da Lutto e melanconia (1917) di Sigmund Freud, è impietosa: «Abbattimento, cessazione dell'interesse per il mondo esterno», nonché «perdita della capacità di amare, diminuzione della considerazione di sé», fino all'insorgere dell'impulso suicida.
E pure Francesco Guccini, in caso di potenziale depressione, non è certo indicato: si passa da i bambini di "Auschwitz", «passati per un camino...» al ferroviere proletario che si schianta con la Locomotiva dell'omonima canzone, fino a a "Canzone per un'amica", scritta "in morte di S. F." per un incidente stradale («Lunga e diritta correva la strada/ l'auto veloce correva/ non lo sapevi che c'era la morte quel giorno che ti aspettava, ma cosa hai pensato quando lo schianto ti ha uccisa, quando la vita è fuggita......).
E cosa dire dell’Ultimo bacio di Carmen Consoli, o di Dimmi che non vuoi morrire di Patty Pravo. Canzone in realtà scritta dal "Blasco" Rossi nazionale, presente nell’elenco anche con Ogni volta (Ogni volta che non guardo in faccia a niente e ogni volta che dopo piango/ogni volta che rimango con la testa tra le mani e rimando tutto a domani … ).
Per non parlare di Silvia che "non sa che Luca si buca", di Carboni, delle Sere nere di Tizano (tocca) Ferro o della Solitudine della Pausini di inizio carriera, precuramente pre Grammy.
Fiorella Mannoia, poi, è definita da Maraone e Madeddu come "La cantante che meritava l'apostrofo". (M'annoia). Claudio Baglioni è invece soprannominato “Agonia”, mentre Eugenio Finardi, con il suo Extraterrestre merita una diagnosi di disturbo schizotipico della personalità.
Alla fine del libro, c’è anche un divertente test per individuare la propria patologia e relativa cura omeopatica musicale. È diviso su 3 colonne: in una si individua il proprio disturbo (perdita dell’amore, panico, ombrosa disperazione, intensa rabbia, disillusione, ecc.). Nella seconda si deduce “probabilmente soffri di” (sindrome di abbandono, depressione schizoide, lutto e melanconia, ma anche “sei un bietolone”). Nella terza infine si individua la canzone deprimente del caso.
Curiosità: proprio Una lacrima sul viso, celebre canzone di Bobby Solo (nome decisamente in tema) che pure dà il titolo al libro, non è presente nella top 50 delle canzoni da depressione. Forse perché nonostante il "piantino" iniziale, parla non di abbandono o morte, quanto di un amore rivelato e ritrovato: "Una lacrima e un sorriso, m'han svelato il tuo segreto/che sei stata innamorata di me ed ancora lo sei./ Quella lacrima sul viso è un miracolo d'amore che si avvera in questo istante per me che non amo che te". E in mezzo a tanta tristezza, è sicuramente un messaggio di speranza.

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1 commento:

arpista ha detto...

devo dire che dj Linus ha avuto una genialata! Deve essere un libro spassosissimo, e forse leggendolo scoprirò qualcosa in più di me, visto che adoro De Andrè :-)

Valentina