31 dicembre, 2005

Musicoterapia e tasti neri

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Non si fa mai notare ma spesso, quando c'è un pianoforte o una tastiera tra gli strumenti di chi fa musicoterapia, è raro che il paziente possa esplorarli. E' quasi sempre il musicoterapeuta che monopolizza lo strumento per produrre suoni e/o musica per l'utente che può ascoltare, cantare, muoversi, accompagnare, dialogare...ma su altri strumenti. Insomma la tastiera viene a volte preclusa all'utente. E' come se ci fosse un limite mai esplicitato per cui l'utente può suonare alcuni strumenti ma il pianoforte no. Motivazioni? L'uso improprio potrebbe rovinare lo strumento, costo elevato dello strumento, difficoltà intrinseca nel produrre suoni con lo strumento ecc.Non nego che queste motivazioni hanno un fondo di verità ma è anche vero che ci sono dei vantaggi nella condivisione delle possibilità espressive di questo strumento con l'utente. Una di queste è la facilità offerta dai tasti neri. Facilità dal punto di vista cromatico (il contrasto con i tasti bianchi è molto netto) e tattile (i tasti neri emergono dalla tastiera perchè sono più alti dei bianchi). Facilità dal punto di vista del "fare qualche cosa di bello" perchè permettono di ottenere un prodotto estetico sonoro assolutamente piacevole senza bisogno di competenze musicali. I tasti neri del pianoforte (o tastiera) altro non sono che una scala pentatonica, una scala cioè che per sua natura non permette anche volendo di suonare il "tasto sbagliato". Qualsiasi tasto si suoni, all'interno di una scala pentatonica, faremo sempre una gran bella figura...ovviamente il tutto è moltiplicato se qualcuno insieme con noi si preoccupa di suonare con competenza l'ambiente armonico giusto. Ma la competenza armonica è un'incombenza che non spetta all'utente quanto al musicoterapeuta e tutti i musicoterapeuti sanno bene di cosa parlo...o no?

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29 dicembre, 2005

Musicoterapia e scienze cognitive e percettive

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La musicoterapia ancora non ha uno statuto disciplinare autonomo. Per questo chi studia o lavora nell'ambito della musicoterapia deve arricchirsi e confrontarsi con le tante discipline limitrofe. Tra il 22 e il 26 di agosto 2006 avrà luogo a Bologna il nono convegno biennale della Società Internazionale di Scienze Cognitive e Percettive applicate alla musica. La International Conference on Music Perception and Cognition (ICMPC) è nata a Kyoto nel 1989 e ha trovato sede ogni due anni in luoghi diversi del mondo; la società europea è nata a Trieste nel 1991 e ha organizzato i suoi convegni ogni 3 anni. Così l'anno prossimo il convegno dell'ESCOM (European Sociey for the Cognitive Sciences of Music) si aggregherà all'ICMPC. L'elenco dei temi trattati è il seguente: Percezione tonale e percezione d'altezza, Ritmo e metro, Memoria e musica, Acustica e psicoacustica, Emozioni in musica, Musicoterapia, Musica e neuroscienze, Musica, significati e linguaggio, Musicologia "cognitiva", Timbro e orchestrazione, Modelli musicali informatici, Esecuzione e composizione, Studio della voce, Risposte estetiche all'ascolto, Lo sviluppo musicale infantile, Educazione musicale, Psicologia sociale della musica. La data ultima per l'invio degli abstract è il prossimo 31 dicembre. Comitato organizzativo: Mario Baroni, Anna Rita Addessi, Roberto Caterina, Marco Costa. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito della Conferenza: www.icmpc2006.org

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26 dicembre, 2005

Musicoterapia e Songwriting2

Ci stiamo avvicinando alla fine di questo 2005 e come sempre per l'anno nuovo ognuno di noi ha desideri e sogni che spera si avverino. in questa canzone leggiamo ed ascoltiamo i "sogni" di dodici ragazzi e adulti che frequentano un Centro Diurno Pisichiatrico in cui ho fatto musicoterapia fino a due anni fa. Parole e musica della canzone sono stati creati in gruppo con la tecnica della "Canzone facilitata".

SOGNO
Sogno un lavoro tutto mio
Dove posso dire io
Io ci sono e sono qui
Stare, a contatto con la gente
Un lavoro intelligente
No, non voglio carità

No non c’è nessuno
Che mi toglierà i miei sogni
Niente più fantasmi
Voglio solo libertà


Cerco uno sguardo innamorato
Non dal tempo limitato
Che mi dia qualcosa in più
Cuore, indomabile padrone
Che non vuol sentir ragione
E mi fa volare via

Rit.

Voglio uno spazio personale
Dove niente mi fa male
E sentirmi proprio io
Io un portiere a tempo pieno
Che non sciopera nemmeno
Quando tutti vanno via

Rit.

Sogno un domani senza cura
Che non faccia più paura
Anche se non prendo l’EN
Dove non ci sono più ricette
Che confondono la mente
E non faccio più il DEPOT

Rit.

Sogno di non mettere più piede
In quel luogo senza fede
Che si chiama psichiatria
Dove, dentro un camice i gendarmi
Addormentano i fantasmi
Con un po’ di MODITEN

Rit.


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Colgo l'occasione per informare chi fa musicoterapia e desiderasse impadronirsi di questa tecnica che il 22 e il 23 aprile 2006 a Roma presso il CEIS, terrò un seminario intensivo proprio sul Songwriting in musicoterapia. Per ulteriori info ecco la mia mail: cnvpaolo@tin.it

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22 dicembre, 2005

Musicoterapia e strumentario Baschet

Premetto che scrivo questo post ma sono anch'io quasi del tutto ignorante rispetto a questi strumenti e la loro applicazione in musicoterapia. La prima volta che ne ho visto uno è stato qualche settimana fa sulla foto che c'è nella prima pagina del sito di Jacques Giunta. Cliccando qui è possibile arrivare al sito di Jacques. Nella mia limitata esperienza di musicoterapia mai avevo visto uno strumento del genere e dopo aver cercato di descriverlo ad altri colleghi senza riuscire a recuperare notizie in merito mi sono deciso a mandare una mail a Jacques che mi ha subito risposto aprendomi uno spiraglio di conoscenza su questi particolarissimi strumenti. Ricordo che cliccando sul titolo del post potete arrivare al sito ufficiale che purtroppo per me è in francese e non ci capisco nulla ma più o meno ho intutio alcune cose interessanti. tra l'altro nel sito oltre a vedere le foto che ho riportato qui si possono anche sentire le sonorità di questa serie di ben 14 strutture sonore che i fratelli Baschet costruirono tra il 1977 e il 1980. Le sonorità di questi strumenti sono certamente evocative e suggestive, ricordano molto da vicino la Glass Harmonica. Forme e colori sono a dir poco affascinanti. Non so ancora quale sia il riscontro della loro effettiva applicazione in musicoterapia. Se qualcuno che legge il post sa dirmi qualche cosa...grazie

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21 dicembre, 2005

Musicoterapia e pionieri

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Solo ieri ho saputo che Edith Hillman Boxill si è spenta a New York l'11 ottobre scorso. Il mondo della musicoterapia italiana la conosce per la traduzione che la casa editrice Omega ha fatto del suo primo libro la musicoterapia per bambini disabili. Al suo attivo la Boxill ha anche Music Therapy for Living (1989) e The Miracle of Music Therapy (1997). Oltre al suo lavoro come musicoterapeuta, Edith ha trascorso quasi trent'anni ad insegnare musicoterapia presso il Dipartimento omonimo della New York University. Dal 1988 fino alla sua morte si è poi dedicata con tutta se stessa alla fondazione del movimento Music Therapist for Peace tramite il quale ha tentato di allargare ed espandere la musicoterapia oltre la stanza di terapia portando questa realtà a tutte le persone in qualsiasi luogo. Nella foto Hedith Boxill è la signora con la maglia bianca sulla sinistra.

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20 dicembre, 2005

Musicoterapia e strumenti 2

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Per tutti coloro che come me fanno musicoterapia girovagando tra un centro e l'altro, il problema del trasporto degli strumenti non è indifferente. Ovviamente avere uno studio dove l'utente viene per fare musicoterapia è la soluzione ideale ma...Un primo livello problematico è legato innanzitutto al mezzo che possediamo. Nel mio caso sto attendendo con ansia un Doblò che mi permetterà finalmente di viaggiare senza occupare con gli strumenti oltre al bagagliaio anche il sedile posteriore. Dopo che si è risolto il problema auto però rimane da risolverne un altro. Come scarico tutti gli strumenti? Come li porto nella stanza, nel corridoio, nel salone della struttura in cui faccio musicoterapia? Io uso dei carrelli (forse un giorno me ne compererò uno) che normalmente vengono adoperati all'interno dell'istituto. Quello nella foto me lo prestano i cuochi ed il giorno in cui il programma prevede la musicoterapia stanziale (io mi piazzo in una stanza e gli operatori mi portano gruppetti di 12 anziani), dopo aver scaricato gli strumenti riconsegno il carrello in cucina e a fine giornata lo riprendo per fare il percorso inverso. Nei giorni in cui il programma prevede invece musicoterapia a domicilio e sono io che giro per i piani e i reparti della struttura mi tengo il carrello per tutto il giorno. Quello del carrello è un problema legato anche alla quantità di strumenti che si posseggono e si portano in giro. Inizialmente mi bastava un borsa trolley che trascinavo. Ora le cose sono un pò più complesse.

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19 dicembre, 2005

Musicoterapia ed ironia

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Sono alcuni giorni che non trovo il tempo di aprire il computer e scrivere qualche righa su questo Blog di musicoterapia. Stasera lascio parlare la vignetta di Ugo Guarino dal titolo "Zitti e Buoni". Credo non ci sia bisogno di tanti commenti...Alzi la mano chi non ha mai desiderato che il paziente rimanga seduto su una sedia mentre noi proviamo a suonare qualche cosa per lui...alzi la mano chi non ha mai sognato di "indossare un camice" mentre fa musicoterapia...alzi la mano chi non è mai stato infastidito dalla produzione più o meno cacofonica di un paziente mentre si sforzava di creare bella musica con il suo strumento...alzi la mano chi non ha mai sognato di fare musicoterapia e in contemporanea risparmiare sul conto della luce grazie alla lampadina illuminata sul cranio :-) Ecco il link per chi desidera recuperare il sito da cui l'ho presa http://www.ecn.org/antipsichiatria/musicoterapia.html

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14 dicembre, 2005

Musicoterapia e Tecnologia

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Come tutti i titoli di questo blog dedicato alla musicoterapia, anche questo apre la discussione su un argomento che meriterebbe molte più parole di quelle che scrivo. Diciamo che ogni titolo potrebbe essere pensato come un contenitore dove nel tempo inserirò vari argomenti. Sulla musicoterapia e la tecnologia inizio con il proporre uno strumento dal nome evocativo: Soundbeam. Cliccando sul titolo del post si accede direttamente al sito del distributore. Consiglio vivamente di scaricare il video illustrativo che la ditta mette a disposizione perchè vale più di mille parole. Ecco il link http://www.soundbeam.co.uk/wtsb.html. Sempre per dare il merito a chi ce l'ha, devo dire che già un altro sito di musicoterapia si è occupato di questo strumento. Qui il lettore può trovare l'articolo in questione. L'inventore di tale dispositivo è David Jackson. Se non avete mai visto in funzione il Soundbeam, vi siete persi una delle applicazioni tecnologiche più mirabolanti degli ultimi tempi che permettono la fruizione della musica alle persone con disabilità. In poche parole il Soundbeam supera le limitazioni della disabilità. E' un modo completamente nuovo di produrre musica. L'apparecchio produce un raggio ultrasonico che fa si che i movimenti dell'utente vengano covertiti in suoni da una tastiera o un modulo sonoro. I movimenti possono essere macroscopici, come danzare o muoversi in una stanza, o focalizzati su un'unica parte del corpo, come il capo o le mani. La velocità, l'angolo e la dimensione del movimento andranno a modificare l'altezza e il timbro del suono prodotto. Muovendosi all'interno del raggio prodotto dal dispositivo, il soggetto può modificare i vari parametri con una mobilità decisamente inferiore a quella che servirebbe per produrre suono con un qualsiasi altro strumento tradizionale e questo è il motivo per cui può sicuramente interessare l'applicazione del Soundbeam in musicoterapia.
Il Soundbeam è composto di due sezioni: un cervello che permette la regolazione dei parametri e una specie di torcia (la forma sembra proprio quella di una torcia rossa) da dove viene emesso il "raggio". Questa torcia è sempre posta su un supporto tipo asta di microfono in modo che possiamo orientarla come meglio riteniamo.Originariamente lo strumento veniva usato dai ballerini contemporanei che mentre si muovevano producevano la musica che stavano danzando. Immediatamente le sue potenzialità nel mondo della disabilità sono apparse illimitate. Il Soundbeam non è l'unico dispositivo del genere ma certo è quello che ad oggi è più "evoluto". Recentemente sono apparsi sul mercato una serie di sintetizzatori controllabili con il movimento. L'emissione del suono in codesti sintetizzatori è controllata dal movimento delle mani sulle tre dimensioni proprio come il Soundbeam. Attualmente il più popolare di questi strumenti è il Synt Air della Alesis A diffferenza del Soundbeam, il prodotto della Alesis utilizza un raggio ad infrarossi. Personalmente sono favorevole all'uso della tecnologia in musicoterapia pur con tutti i limiti che un mezzo elettronico può avere. Certo non c'è confronto con le possibilità relazionali presenti in un dialogo sonoro e non possiamo nascondere che per avere dei suoni "umani" il costo del modulo sonoro crescerebbe non poco. Forse la premessa essenziale da fare ogni volta che si inizia il discorso su tecnologia buona o cattiva per la musicoterapia, è che suonare dal vivo piuttosto che servirsi di questi strumenti elettronici non dovrebbe diventare una scelta che esclude l'altra quanto piuttosto convivere.

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13 dicembre, 2005

Musicoterapia e Silenzio

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L'immagine qui di fianco è la copertina di un libro che ho iniziato a leggere in questi giorni. Si intitola Music-Centered Music Therapy. Si potrebbe tradurre "Musicoterapia Musico-Centrata" oppure "Musicoterapia Centrata sulla Musica". L'autore è Kenneth Aigen e la casa editrice è la Barcelona Publisher Premetto che il mio commento non è per nulla parziale e distaccato: anzi! Consiglio a tutti i musicisti che vogliono fare musicoterapia e a tutti gli operatori di musicoterapia che sono musicisti di comperare e leggere questo libro. Io l'ho ordinato sul sito di Amazon. Uno dei paragrafi più belli è sicuramente quello sul silenzio in musicoterapia. Aigen non dice nulla di nuovo ma mi piace come lo dice e forse alcune cose ti colpiscono di più se le leggi in momenti diversi della tua vita ed ora è un momento diverso da ieri. Di seguito una mia liberissima traduzione e sintesi del paragrafo.
Dal momento che i musicisti sono focalizzati soprattutto sulla creazione artistica di un prodotto sonoro noi a volte dimentichiamo quanto sia importante il silenzio. Il silenzio è presente a vari livelli durante una performance musicale. A livello macroscopico un attimo prima di iniziare a suonare o nelle pause tra un movimento, una sezione e l'altra di un pezzo, ma anche a livello microscopico. Gillian Stephens Langdon ha scritto che se analizziamo attentamente un pezzo musicale, scopriamo che il potere musicale dello stesso non è dato solamente dalle note, i ritmi e le armonie. Ci sono le pause, i silenzi. Lo stesso si può dire in un incontro di musicoterapia. Per essere un musicista e soprattutto un musicoterapeuta che fa musicoterapia musico-centrata, bisogna coltivare il rispetto e la comprensione del silenzio. Il silenzio è il luogo del nonfatto,della recettività, dell'ascolto, dell'accoglienza, dell'attesa, della pazienza. Aigen continua a citare Gillian Stephens Langdon che afferma che nel suo "stare in silenzio", l'operatore di musicoterapia inizia a creare uno spazio per l'utente ad un livello profondo. Non è facile imparare a sentirsi a proprio agio in questo silenzio e comprendere come un silenzio condiviso possa diventare un luogo di connessione opposto all'isolamento. Aigen cita poi Joseph Piccinnini e una sua interessante riflessione. Secondo Piccinnini l'accento sui tempi pari, caratteristico della musica rock, con la sua enfasi sul secondo e quarto movimento di una battuta, ha lo scopo di creare un invito a partecipare musicalmente visto che il primo movimento della battuta (non accentato) è uno spazio che chiede di essere riempito. Questo potrebbe spiegare l'efficacia clinica delle improvvisazioni basate su questo stile musicale.

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12 dicembre, 2005

Piastre Sonore

Il primo strumento o set di strumenti che mi sono comperato quando ho iniziato la mia attività di musicoterapia sono state le otto piastre sonore della Honsuy. Le piastre sono composte da una cassa di risonanza (un parallelepipedo di plastica) e una lamina di metallo risonante intonato su una determinata frequenza. Per ottimizzare la vibrazione questa lamina è appoggiata su due gommini che la tengono leggermente sospesa dalla cassa-parallelepipedo. Nella scatola ci sono otto piastre (una per ogni nota della scala di do) ed otto battenti. Per dirla in altre parole è come avere un metallofono diviso in otto parti indipendenti. I vantaggi di questa soluzione sono più d'uno primo fra tutti il fatto che se facciamo musicoterapia di gruppo possiamo accontentare più persone mentre con un metallofono al massimo possiamo far suoanre in contemporanea due-tre persone. Altro vantaggio è che ci ritroviamo otto battenti che possiamo usare anche in altri contesti e con altri strumenti. Anche la brillantezza e l'intensità del suono non sono male. Non sono difficili da suonare e se devono essere tenute in mano non pesano per nulla. Gli svantaggi sono che per ottenere il meglio del suono il battente deve essere risollevato immediatamente dalla lamina di metallo altrimenti smorza la vibrazione da lui stesso prodotta e questo tipo di movimento non sempre è realizzabile da persone con problemi motori o di controllo del movimento. Sempre dal lato dei contro dobbiamo dire che se la piastra viene tenuta in mano è facile che una o più dita dell'utente inesperto si appoggino in parte o completamente alla lamina in metallo bloccandone così la vibrazione. Infine avendo queste piastre una dimensione ridotta e sottointendendo come prerequisito una coordinazione oculo-manuale con alcuni pazienti non possiamo sfruttarle. Se lavoriamo con un utente in un incontro di musicoterapia individuale possiamo selezionare le piastre specifiche che gli permettono di suonare sulla musica che stiamo improvvisando: normalmente si fa con la scala pentatonica. Il paziente ha le piastre di Do-Re-Mi-Sol-La e noi ci occupiamo della parte armonica su uno strumento polifonico. Per quello che posso dire io, le ho sperimentate in particolare in contesti di musicoterapia di gruppo con bambino o adulti con problematiche legate alla sfera cognitiva e del comportamento. Il lavoro con le piastre sonore offre percorsi interessanti per aumentare i tempi attentivi, la concentrazione, la turnazione, il sincronismo, il gioco di ruolo. Un esempio tra tanti potrebbe essere quello di invitare un partecipante ad assumere il ruolo di "Maestro" che deve creare in modo estemporaneo una creazione musicale attivando con un gesto il suonatore che ha una determinata piastra piuttosto che l'altra.

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08 dicembre, 2005

Autoharp

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Visto l'interesse scaturito dal messaggio Musicoterapia e strumenti, in cui velocemente accennavo alle possibilità offerte dallo strumento Autoharp in un contesto di musicoterapia, provo a dare qualche informazione in più. Strumento della famiglia dei cordofoni semplici è inventato nel 1881 e brevettato nel 1882 negli Stati Uniti. Dopo essere stato dichiarato lo strumento nazionale preferito ha avuto un periodo in cui è praticamente scomparsa dal mercato per poi tornare in auge in tempi relativamente recenti. Consiste in un parallelepipedo di legno dello spessore di circa cinque centimetri sulla cui superficie sono poste una serie di 36 corde accordabili grazie a dei piroli come quelli che tendono le corde nel pianoforte. La caratteristica che ne fa uno strumento molto usato in musicoterapia è che grazie ad un particolare meccanismo, si riescono a produrre accordi maggiori, minori e settima con la semplice pressione di un tasto (possono essere 15 o 21) che smorza le corde che non fanno parte dell’accordo scelto e lascia libere di vibrare quelle che invece formano la triade. Gli accordi a disposizione nel modello a 21 sono i seguenti:
Lab7 Sib7 Fa7 Do7 Sol7 Re7 La7
Mib Sib Fa Do Sol Re La
dom solm rem lam mim Mi7 Si7
Sono disposti in tre file di sette. Le file di bottoni non sono perfettamente allineate tra loro. Sono messe come i tasti della bottoniera della fisarmonica. Le tonalità in cui si hanno a disposizione più accordi sono quella di Fa, Do e Sib e le relative minori. Normalmente il musicoterapeuta preme i tasti scegliendo così la sequenza di accordi e l'utente con un plettro pizzica le corde. Il modello base a 15 tasti costa intorno ai 370 dollari, quello che ho io e che si vede nella foto (cliccando si ingrandisce e si può vedere meglio) ha 21 tasti e costa 400 dollari. Il top della categoria è intorno ai 700 dollari. Tutti i prezzi e le caratteristiche dei vari modelli si possono trovare nel sito di Oscar Schmidt

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07 dicembre, 2005

Musicoterapia in Conservatorio

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E' di questi giorni la notizia che il ministro ha firmato il Decreto Ministeriale n. 484 del 23/11/2005 con il quale viene autorizzato il corso biennale sperimentale di speciaizzazione in Musicoterapia. Insieme con il Conservatorio de L'Aquila e il Conservatorio di Foggia partono così i primi Bienni dedicati alla formazione musicoterapica. Per Verona è un traguardo importante visto che la città da più di dieci anni organizza all'Università di Scienze della Formazione un Congresso di Musicoterapia e lo stesso Conservatorio da quattro anni porta avanti in collaborazione con l'Università di Medicina, una serie di incontri e conferenza denominata Orpheus Project. Insomma per la città scaligera, il biennio di specializzazione in musicoterapia, rappresenta il raggiungimento di uno sforzo iniziato nel 2001 e l'avvio di una nuova sfida. Cliccando sul titolo di questo post si accede direttamente al sito del Conservatorio Statale di Musica "Evaristo Felice Dall'Abaco" dove si può scaricare il programma e il bando completo per conoscere nel dettaglio come verrà insegnata la musicoterapia nella città di Verona.
Le iscrizioni scadono il 16 gennaio 2006 e il costo, per coloro che supereranno l'ammissione è di 500 euro all'anno. Considerando i prezzi della formazione privata ad oggi nel panorama italiano...

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05 dicembre, 2005

Spring Drum

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Lo Spring Drum detto anche Thunder Drum o Tamburo a molla è uno strumento semplicissimo ma con un suono molto particolare. A vederlo è un cilindro cavo, aperto da un lato e dall'altro chiuso con una membrana da cui parte una molla...si proprio una molla! Si tiene sorreggendolo con una mano vicino al lato aperto del cilindro in mdo che la molal appesa al lato opposto sia perpendicolare al suolo e libera di muoversi. Agitando, ruotando, scrollando il cilindro la molla viene messa in movimento ed il suono prodotto è molto simile a quello del tuono di un temporale estivo. Il suono si può modificare coprendo più o meno parzialmente l'apertura del cilindro con una mano. Cliccando quiqui possiamo sentire il suono dello Spring Drum.
Il lo uso sia con bambini che con adulti. Per entrambi le modalità di attivazione e il suono dello strumento sono sempre fonte di interesse e curiosità. Ha un grande potere evocativo. Anche il Tamburo a Molla presenta qualche svantaggio: se la persona che lo suona è seduta su una sedia a rotelle diventa difficile tenere lo strumento in modo tale da permettere alla molla di cadere perpendicolare senza toccare il telaio della carrozzina. La stessa difficoltà ce l'ha il paziente disteso a letto. Lo strumento è talmente semplice che si presta anche ad essere usato come "idea" da replicare nei laboratori di costruzione strumenti.

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03 dicembre, 2005

Accordatura aperta: la chitarra in musicoterapia

Sono convinto che chi fa il musicoterapeuta debba avere molta dimestichezza con la grammatica e gli strumenti musicali. Per come la vedo io il musicoterapeuta è più vicino alla figura del musicante che del musicista, intendendo con il termine musicante...qualcuno che si muove con disinvoltura nel mondo dei suoni, degli strumenti, del canto e che a differenza del musicista professionista, non ha come fine la perfezione esecutiva e/o il virtuosismo finalizzato alla buona riuscita della performance quanto l'adozione di pratiche musicali (ascoltare, cantare, suonare, comporre, eseguire, improvvisare, muoversi sulla musica ecc.) che hanno come obiettivo quello di costituire una "possibilità" alternativa e complementare ad un altro essere umano per realizzarsi massimamente come persona. In questo mio pensiero sulla musicoterapia basata sulla musica, l'uso "funzionale" degli strumenti è un nodo centrale. Molte persone si spaventano all'idea di sviluppare competenze su più di uno strumento. La cosa è certamente condivisibile se il nostro fine è quello di diventare dei virtuosi. Quello che interessa al musicoterapeuta però è un'altra cosa. In quest'ottica un semplice accorgimento ci permette di usare immediatamente una chitarra per accompagnarci con un "pedale" armonico mentre lavoriamo con i nostri utenti. Lo stesso accorgimento rende lo strumento più accessibile anche all'utente. Come si fa?
Normalmente l'accordatura della chitarra prevede che le corde, partendo dalla più grossa di diametro, siano intonate rispettivamente sul MI, LA, RE, SOL, SI, MI. Questa combinazione è la più ergonomica quando dobbiamo schiacciare con i polpastrelli della mano sinistra le corde per ottenere dei suoni decenti. Se noi proviamo a suonare solo con la mano destra le sei corde dello strumento (senza schiacciare nulla con la sinistra), il suono che verrà prodotto è tutt'altro che piacevole all'orecchio. Possiamo rimediare al tutto accordando la chitarra come segue (sempre partendo dalla corda più grossa) MI, SOL#, MI, SOL#, SI, MI. In questo modo il suono prodotto sfregando con la mano destra le sei corde è già di per se un suono armonico (si tratta dell'accordo di Mi Maggiore). Ovviamente le accordature aperte sono più di una e non necessariamente in maggiore. Questo apre molteplici possibilità per l'uso di questo strumento in un incontro di musicoterapia. Provare per credere.

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02 dicembre, 2005

Musicoterapia quotidiana 2

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Qualche messaggio fa accennavo alla normalità di molte situazioni musicoterapiche. Ci sono giorni in cui mi sembra di non riuscire a combinare niente...altri in cui sono convinto di aver dato il meglio di me ma come si può vedere, qualcuno preferisce lasciarsi andare ad una parentesi onirica di tutto rispetto...Ricordo benissimo che quando ero studente di musicoterapia, tutti i docenti non finivano mai di ricordarmi che questo mestiere è difficile, richiede un lungo lavoro su sè stessi, un'attenta e costante supervisione...mai nessuno mi ha preparato al fatto che a volte si addormentano... :-)
Questo per dire che fare musicoterapia non è una cosa eccezionale, straordinaria, miracolosa. Non è la scorciatoia per diventare dottori con la musica. Chi vuole fare il dottore non può permettersi di suonare quando stà con un paziente..non può nemmeno far suonare un paziente...Il dottore palpa addomi, opera, legge i risultati delle analisi del sangue, a volte (se non c'è l'infermiere) ti fa la puntura, ti dice che malattia hai, ti da le medicine...
Insomma il dottore è quasi dio...Non capisco perchè tanti miei colleghi musicoterapeuti ci tengono così tanto a diventare quasi dio...non capisco proprio...anche perchè c'è pieno di quasi dio che vogliono diventare musicoterapeuti...questo dovrebbe far pensare...ora ci penso!

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01 dicembre, 2005

Hang

Sono costantemente alla ricerca di suoni, forme, materiali originali per il mio fare musicoterapia. Possiedo già alcuni strumenti che soddisfano tali caratteristiche e piano piano li illustrerò in questo blog dedicato alla musicoterapia. Oggi accenno ad un nuovo strumento che spero di comperarmi presto: l'Hang o Disco Sonoro.
Nella lingua di Berna Hang significa "mano"e si pronuncia "hung". E' stato progettato e realizzato da Felix Rohner e Sabina Schärer. Ecco il sito dei costruttori: http://www.hang.ch.
Questo strumento molto particolare è il risultato di molti anni di ricerca sulla sonorità dell'acciaio e il confronto tra molti strumenti provenienti da tutto il mondo come i Gongs, i Gamelan ecc. Ha un diametro di 53 cm. e nella parte più alta misura 24 cm.Per suonarlo si usano entrambe le mani senza battenti.
Cliccando qui possiamo sentire anche il suono prodotto dall'Hang quando viene usato da un professionista. Ancora non ne possiedo uno ma mi piace molto. Dimensioni e modalità di attivazione lo rendono adatto anche in un contesto musicoterapico. Un unico dubbio mi viene relativamente al peso (quasi 4 kg.). Se lo appoggiamo sulle ginocchia di un paziente seduto su una carrozzina dopo un pò potrebbe dare fastidio. La sonorità assomiglia molto allo Steel Drum.
Cliccando sul titolo del post si arriva al sito da cui ho tratto queste informazioni.

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