Questa è la stessa domanda (Musico...che?) tranne che a farla non è un addetto comunale ma un addetto ai lavori, uno studente di musicoterapia...insomma qualcuno che sa già qualche cosa e non parte da zero. Si perché quando pensi di sapere qualche cosa sulla musicoterapia cominciano a venirti i dubbi su chi sei tu. Quella delle differenze tra musicoterapista e musicoterapeuta è una querelle squisitamente italiana. Nella lingua tedesca non c’è distinzione tra terapeuta e terapista si dice semplicemente therapeut. Lo stesso nei paesi di lingua inglese: esiste un termine unico therapist. Da noi invece si differenzia. Che si differenzi e si scelga tra i termini è naturale e lecito. La discussione non è quindi se è più corretto l’uno o l’altro ma perché un professionista, una associazione, una scuola decide di denominarsi o denominare i propri iscritti in un modo piuttosto che in un altro. Oggi in Italia la maggior parte delle associazioni di professionisti usa questa giustificazione: il musicoterapista è l’esecutore, il tecnico, colui che lavora “nel presente” e che attua il programma deciso dal musicoterapeuta. Il musicoterapeuta è la figura con maggior responsabilità e formazione. E’ lui che fa la diagnosi, decide la terapia e a conclusione del trattamento valuta il raggiungimento degli obiettivi prefissati. E’ il terapeuta che può scavare nel passato e rimuovere blocchi, interpretare, restituire, guarire. Nel ruolo del “primario” di musicoterapia può trovarsi solo un laureato in medicina e/o psicologia meglio se con una specializzazione clinica (psichiatra, neuropsichiatra) e/o una specializzazione in psicoterapia. Le professioni appena elencate sono tutte regolamentate da degli Ordini Professionali (Ordine dei Medici, Ordine degli Psicologi, Ordine degli Psicoterapeuti). Se questo è vero, facendo un ragionamento strettamente logico, oggi in Italia nessuno può essere musicoterapista perchè questo termine ha un senso solo in relazione alla figura del musicoterapeuta ma, ironia della sorte, nessuno può essere musicoterapeuta perchè le figure cliniche iscritte ad un ordine (medici, psicologi, psicoterapeuti) non possono fregiarsi di un titolo che non sia riconosciuto dallo Stato, pena un richiamo dell’Ordine stesso e l’invito a provvedere all’eliminazione della qualifica non regolamentata da biglietti da visita, carta intestata, targhe, timbri ecc. Non ci resta che cambiare nome... qualcosa del tipo musicopata o musichiatra. Personalmente penso che una disciplina così ricca come la musicoterapia non possa accontentarsi di un solo nome per definire il proprio professionista. Mi piace l’idea che ci siano più modi per chiamare lo stesso operatore: musicoterapista, musicoterapeuta, musicopata, musichiatra (gli ultimi due gli ho inventati io ). Ognuno sceglie quello che gli piace di più e poi da una giustificazione del perché. A me non dispiacerebbe poi tanto la definizione musicoterapista se non fosse che il suffisso finale “pista” mi suona (proprio nel senso acustico del termine) molto acuto, appuntito, spigoloso. Musicalmente parlando sceglierei musicopata ma il suffisso finale “copata” mi ricorda l’espressione in dialetto veneto: “Copala” che significa “Ammazzala” e ogni volta mi viene da ridere. Musichiatra è troppo da dottore e quindi mi resta musicoterapeuta che è davvero un nome molto musicale, pieno di vocali tonde e morbide, accoglienti e calde.
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18 gennaio, 2006
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1 commento:
Ottime precisazioni! io da studente di musicoterapia sorrido quando sento che qualcuno vuole distinguersi specificando che è un "musicoterapeuta" e non "musicoterapista" xchè laureato nelle discipline sopra elencate, e quindi in dovere di sentirsi un gradino su' a chi lavora con solo il "diploma di musicoterapia",e magari quest'ultimo ha alle spalle 15 anni di esperienza (sic!).
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