Il primo strumento o set di strumenti che mi sono comperato quando ho iniziato la mia attività di musicoterapia sono state le otto piastre sonore della Honsuy. Le piastre sono composte da una cassa di risonanza (un parallelepipedo di plastica) e una lamina di metallo risonante intonato su una determinata frequenza. Per ottimizzare la vibrazione questa lamina è appoggiata su due gommini che la tengono leggermente sospesa dalla cassa-parallelepipedo. Nella scatola ci sono otto piastre (una per ogni nota della scala di do) ed otto battenti. Per dirla in altre parole è come avere un metallofono diviso in otto parti indipendenti. I vantaggi di questa soluzione sono più d'uno primo fra tutti il fatto che se facciamo musicoterapia di gruppo possiamo accontentare più persone mentre con un metallofono al massimo possiamo far suoanre in contemporanea due-tre persone. Altro vantaggio è che ci ritroviamo otto battenti che possiamo usare anche in altri contesti e con altri strumenti. Anche la brillantezza e l'intensità del suono non sono male. Non sono difficili da suonare e se devono essere tenute in mano non pesano per nulla. Gli svantaggi sono che per ottenere il meglio del suono il battente deve essere risollevato immediatamente dalla lamina di metallo altrimenti smorza la vibrazione da lui stesso prodotta e questo tipo di movimento non sempre è realizzabile da persone con problemi motori o di controllo del movimento. Sempre dal lato dei contro dobbiamo dire che se la piastra viene tenuta in mano è facile che una o più dita dell'utente inesperto si appoggino in parte o completamente alla lamina in metallo bloccandone così la vibrazione. Infine avendo queste piastre una dimensione ridotta e sottointendendo come prerequisito una coordinazione oculo-manuale con alcuni pazienti non possiamo sfruttarle. Se lavoriamo con un utente in un incontro di musicoterapia individuale possiamo selezionare le piastre specifiche che gli permettono di suonare sulla musica che stiamo improvvisando: normalmente si fa con la scala pentatonica. Il paziente ha le piastre di Do-Re-Mi-Sol-La e noi ci occupiamo della parte armonica su uno strumento polifonico. Per quello che posso dire io, le ho sperimentate in particolare in contesti di musicoterapia di gruppo con bambino o adulti con problematiche legate alla sfera cognitiva e del comportamento. Il lavoro con le piastre sonore offre percorsi interessanti per aumentare i tempi attentivi, la concentrazione, la turnazione, il sincronismo, il gioco di ruolo. Un esempio tra tanti potrebbe essere quello di invitare un partecipante ad assumere il ruolo di "Maestro" che deve creare in modo estemporaneo una creazione musicale attivando con un gesto il suonatore che ha una determinata piastra piuttosto che l'altra.
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12 dicembre, 2005
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