02 dicembre, 2005

Musicoterapia quotidiana 2

Categorie: [Riflessioni]

Qualche messaggio fa accennavo alla normalità di molte situazioni musicoterapiche. Ci sono giorni in cui mi sembra di non riuscire a combinare niente...altri in cui sono convinto di aver dato il meglio di me ma come si può vedere, qualcuno preferisce lasciarsi andare ad una parentesi onirica di tutto rispetto...Ricordo benissimo che quando ero studente di musicoterapia, tutti i docenti non finivano mai di ricordarmi che questo mestiere è difficile, richiede un lungo lavoro su sè stessi, un'attenta e costante supervisione...mai nessuno mi ha preparato al fatto che a volte si addormentano... :-)
Questo per dire che fare musicoterapia non è una cosa eccezionale, straordinaria, miracolosa. Non è la scorciatoia per diventare dottori con la musica. Chi vuole fare il dottore non può permettersi di suonare quando stà con un paziente..non può nemmeno far suonare un paziente...Il dottore palpa addomi, opera, legge i risultati delle analisi del sangue, a volte (se non c'è l'infermiere) ti fa la puntura, ti dice che malattia hai, ti da le medicine...
Insomma il dottore è quasi dio...Non capisco perchè tanti miei colleghi musicoterapeuti ci tengono così tanto a diventare quasi dio...non capisco proprio...anche perchè c'è pieno di quasi dio che vogliono diventare musicoterapeuti...questo dovrebbe far pensare...ora ci penso!

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3 commenti:

arpista ha detto...

:-) mi ha fatto sorridere questo post, perchè hai ragione. Tieni presente però che anche i dottori non sono poi così tanto "quasi dio" e quando ci si sentono, forse non sono nella strada più giusta!
E comunque un sonnellino potrebbe essere un traguardo ugaulmente, non credi? i miei genitori si addormentano sempre mentre studio arpa! :-)
Valentina

Paolo Lupi ha detto...

ottimo che ci possa essere uno spazio dove si possa parlare di musicoterapia anche così... complimenti.Meglio avere un dubbio in più che sentirsi un "quasi dio".
Di seguito un piccolo estratto dalla mia tesi.

"…l'etica del dubbio è una linea guida dei comportamenti
quotidiani che ti spinge a non essere mai acquietato su
quello che sai, su quello che hai davanti,
a guardare sempre dentro le cose…"
Luciano Violante

Ho voluto inserire all'interno della tesi uno scritto sul "dubbio" perché ritengo che attorno a questa parola ruoti molto del mio agire quotidiano.
Il "dubbio" riveste una parte essenziale del mio percorso personale e professionale, e credo che sia fondamentale accogliere ed affrontare questo contenuto per renderlo elemento fondante dei processi di crescita che metterò in atto nel mio futuro lavoro di musicoterapista.
Il dubbio è un punto interrogativo. Grammaticalmente è il contrario della certezza. Il nostro lavoro si fonda nel mettere in relazione le persone con le loro energie emotive, i vissuti, le sensazioni e le percezioni che hanno della realtà interna ed esterna; il nostro lavoro chiede all'educatore, al terapeuta all'operatore sociale di affrontare continuamente i dubbi ed i punti di domanda che analizzati, e sviscerati dovrebbero creare strategie operative.
A sua volta queste strategie, concretizzate in atti daranno forma ad equilibri che spesso hanno la caratteristica della dinamicità, perché vengono costantemente e ciclicamente messi in discussione dalla presenza di nuovi dubbi e di nuove perplessità. Il "dubbio" quindi è il motore che insieme all' "empatia" muove secondo me la macchina della relazione di aiuto.
Un intervento individuale o di equipe che non avesse ben chiaro l'importanza del dubbio, ma che fondasse il suo valore nella certezza dei propri comportamenti e delle proprie strategie, sarebbe statico, rigido e secondo me inefficace, freddo ed autoreferenziale. La portata introspettiva del dubbio è da considerare soprattutto, secondo l'accezione che voglio dargli, come una molla che spinge e stimola la ricerca di un "perché", la voglia di capire meglio l'altro cercando di dotarlo di un senso anche all'interno di un apparente non-senso, o di un comportamento deviante al di fuori della cosiddetta normalità.
Questo può essere il dubbio; attraverso il pensiero critico mettere in discussione ciò che ci circonda e ciò che è dentro di noi, ed allontanare la superficialità, la fretta dell'interpretazione, l'egocentrismo di catalogare e schematizzare comportamenti ed emozioni secondo un criterio meritorio e causale (questo è bene, questo è male; questo deriva da questo e porta quest'altro).
L'uomo, il suo comportamento, il suo cervello e le sue emozioni, con le sue infinite interconnessioni e le sue numerose rappresentazioni, le sue uniche ed infinite percezioni ed i suoi innumerevoli codici di comunicazione e di rielaborazione, ci devono necessariamente portare a riflettere sull'importanza dell'etica del dubbio.
Mettere un punto di domanda alla fine di ogni affermazione, interpretazione, direzione d'intervento, ci spinge oltre l'accettazione e l'accoglienza e ci fa camminare insieme all'altro dotato di empatia, ma armato anche di quel dubbio che dona alla relazione un carattere autentico e rispettoso (?).
Note sul autore:
Paolo Lupi - Musicoterapista - Animatore di Comunità -
(p.lupi@iltrillo.org) www.iltrillo.org

Paolo Alberto Caneva ha detto...

Ciao Paolo, grazie per la riflessione che hai postato.
Perchè non crei anche tu un blog dove inserire la tua esperienza lavorativa?
dai:-)
ciao
Paolo